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I nterviste —— Matteo
I: Presentati, parlami di te, (nome, età, cosa fa nella vita…)
M: Sono Matteo, ho 22 anni e sono originario di Maratea, un piccolo paesino sulla costa della Basilicata. Attualmente sono uno studente universitario qui a Perugia, dove sto studiando economia. Al di fuori dell’università, mi piace girare per la città e godermi la vita universitaria. Amo anche la musica e suono la chitarra.
I: Parlami della città in cui sei nato\ cresciuto
M: Crescere a Maratea è stato bello. È un posto magico, circondato da montagne e mare cristallino. La vita a Maratea è tranquilla e rilassante, ci sono sempre feste di paese, sagre di prodotti locali. E la gente è come fare parte di una grande famiglia, dove tutti si conoscono e si aiutano a vicenda. È un luogo pieno di storia e cultura, con antichi monumenti, moltissime chiese e tradizioni. Posso dire che Maratea è il mio posto speciale, anche se ora mi trovo a Perugia per studiare.
I: Che rapporto hai\cosa pensi della città di Perugia?
M: Devo dire che Perugia è una città affascinante. È completamente diversa da Maratea, ma ha il suo fascino. Anche Perugia è una città ricca di storia e cultura, con le sue antiche strade lastricate e sotto questo aspetto si avvicina molto a Maratea. Una delle cose che adoro di Perugia è la varietà artistica e musicale, infatti organizzano qui spesso eventi o festival. Mi piace anche l’atmosfera cosmopolita della città, con tutte queste varie comunità culturali e la presenza di studenti universitari provenienti da tutto il mondo. E poi devo essere sincero, anche il cibo non è niente male, infatti ho scoperto tanti prodotti locali, come la torta al testo e ovviamente il cioccolato Perugina. Perugia è diventata una seconda casa per me. È un luogo che mi ha dato l’opportunità di crescere, imparare e incontrare persone straordinarie.
I: Credi che la città di Perugia sia inclusiva o valorizzi l’identità di ciascun cittadino?
M: Sono del parere che Perugia stia facendo tanti sforzi per essere inclusiva e rispettosa dell’identità di ciascun cittadino, ovviamente si può sempre migliorare come in tutto, non c’è limite. Ho visto diverse iniziative e programmi che cercano di promuovere l’inclusione e la diversità nella città, il che è positivo. Però, come in molte comunità, ci sono ancora sfide da affrontare. Credo che sia importante continuare a lavorare per creare un ambiente in cui ogni individuo si senta accettato e valorizzato per chi è, indipendentemente dalla loro provenienza, identità di genere, orientamento sessuale, religione o altro. Questo potrebbe significare migliorare l’accessibilità per le persone con disabilità, e sensibilizzare sulle questioni legate alla diversità culturale e all’inclusione.
I: In che modo secondo te la città di Perugia potrebbe essere più inclusiva nei confronti dei suoi cittadini?
M: Per quanto ho potuto vedere finora, Perugia sembra essere abbastanza inclusiva e rispettosa delle diverse identità dei suoi cittadini. Una delle cose che Perugia potrebbe fare per essere più inclusiva è promuovere attivamente la diversità e l’uguaglianza attraverso programmi educativi e iniziative pubbliche. Ad esempio, potrebbe organizzare eventi culturali che celebrino le varie comunità presenti nella città e sensibilizzino le persone sulle sfide e le esperienze delle minoranze. Ma anche ad esempio incoraggiare il coinvolgimento attivo dei cittadini nella vita politica e sociale della città potrebbe aiutare a garantire che le esigenze di tutte le persone siano prese in considerazione nelle decisioni e nelle politiche pubbliche.
I: Che significato ha per te la parola “pregiudizio”.
M: Allora, facendo un esempio, il “pregiudizio” è come una barriera invisibile che distorce la nostra percezione delle persone o anche delle situazioni. È quando facciamo delle supposizioni su qualcuno prima ancora di conoscerlo davvero, basandoci su caratteristiche come l’aspetto fisico, l’origine etnica, la religione. È un po’ come etichettare qualcuno senza nemmeno dargli una possibilità di dimostrare chi è davvero. Però è importante essere consapevoli di queste tendenze e cercare di superare i pregiudizi per aprirci a nuove persone.
I: Quando ti presenti con una nuova persona, quanta importanza dai alle prime impressioni?
M: Per me le prime impressioni sono importanti, ma non do loro troppa importanza. Voglio dire, è facile farsi un’idea sbagliata di qualcuno solo guardandolo o parlando per pochi minuti. Cerco sempre di dare alle persone il beneficio del dubbio e di conoscerle meglio prima di trarre conclusioni che poi risulterebbero affrettate. Alla fine, le prime impressioni possono essere fuorvianti, quindi preferisco dare alle persone la possibilità di mostrare chi sono veramente nel tempo, perché è proprio questo che serve per conoscere realmente qualcuno, il tempo.
I: Secondo te quanto il pregiudizio influisce tra la rete d’interazioni della città di Perugia?
M: In una città come Perugia, penso che il pregiudizio possa influenzare le interazioni tra le persone, anche se in misura diversa da situazione a situazione. È inevitabile che ci siano pregiudizi o stereotipi presenti nella società, e possono emergere anche nelle interazioni quotidiane tra i cittadini. Per esempio, potrebbe esserci un pregiudizio nei confronti degli stranieri o degli studenti universitari, che potrebbe influenzare la percezione e il trattamento che ricevono da parte dei residenti locali. Allo stesso modo, potrebbero esserci pregiudizi legati alla classe sociale o all’orientamento sessuale. Però alla f ine, penso che Perugia sia anche una città abbastanza aperta e progressista, dove c’è una certa tolleranza e accettazione della diversità.
I: Quali sono secondo te, le caratteristiche che influenzano il nostro giudizio e il comportamento verso gli altri?
M: Sì, penso che ci siano un sacco di cose che possono influenzare il nostro modo di giudicare e comportarci verso gli altri. Tipo, l’aspetto esteriore di una persona può avere un impatto, giusto? Magari se qualcuno ha un look stravagante o si veste in modo diverso, potremmo formarci un’opinione su di loro basata solo su quello, anche se non è giusto. Poi c’è l’educazione e le esperienze personali, che ci insegnano cosa è “giusto” e cosa è “sbagliato” secondo noi. Anche i pregiudizi che abbiamo assorbito dalla società possono influenzare il nostro giudizio. Insomma, ci sono un sacco di fattori in gioco che possono plasmare il nostro modo di vedere gli altri e di comportarci verso di loro. Ma credo che sia importante essere consapevoli di queste influenze e cercare di essere il più aperti e tolleranti possibile, perché alla fine, siamo tutti umani e meritiamo rispetto e comprensione.
I: Nella vita di tutti i giorni sei sempre riuscito a manifestare quello che realmente sentivi di essere?
M: Guarda, penso di aver sempre cercato di essere abbastanza autentico nella mia vita quotidiana. Vuoi dire, non è sempre stato facile. Ci sono stati momenti in cui ho avuto paura di essere giudicato o di non essere accettato per chi sono veramente, quindi forse ho nascosto alcune parti di me stesso. Ma nel complesso, sto imparando che è importante essere fedeli a se stessi e mostrare agli altri chi sei davvero.
I: In che modo si potrebbe lavorare per garantire il rispetto delle dignità di genere in ogni contesto?
M: Penso che per garantire il rispetto delle dignità di genere in ogni contesto, dobbiamo lavorare sia individualmente che collettivamente. A livello personale, è importante essere consapevoli dei nostri comportamenti e linguaggio, evitando stereotipi di genere e trattando tutti con rispetto e parità. A livello sociale, dobbiamo promuovere politiche e norme che sostengano l’uguaglianza di genere. Ciò significa sostenere leggi contro la discriminazione di genere sul posto di lavoro e nella società, assicurandoci che le persone di ogni genere abbiano le stesse opportunità e diritti. Inoltre, dobbiamo educare gli altri e noi stessi sull’importanza del rispetto e dell’uguaglianza di genere. Questo potrebbe avvenire attraverso programmi educativi nelle scuole, campagne di sensibilizzazione e l’uso dei social media per diffondere messaggi positivi sull’uguaglianza di genere. Infine, è essenziale sostenere e partecipare attivamente a movimenti e organizzazioni che lottano per i diritti delle donne e di tutte le persone LGBTQ+ e lavorare insieme per dare una mano e permettere che tutto ciò sia possibile.
I: Secondo te in che modo l’età di una persona pregiudica la sua competenza lavorativa?
M: Secondo me, l’età di una persona non dovrebbe pregiudicare la sua competenza lavorativa, ma purtroppo a volte succede. Ci sono stereotipi diffusi che associano la giovinezza all’inesperienza e alla mancanza di competenza, mentre associamo l’età più avanzata con la saggezza e l’esperienza. Ma non è sempre così. In realtà, la competenza lavorativa non dipende dall’età, ma dalle esperienze, dalle competenze e dalla dedizione di una persona. Ci sono giovani che sono incredibilmente competenti e talentuosi nel loro lavoro, così come ci sono persone più anziane che sono altrettanto capaci e qualificate. Penso che sia importante sfidare questi preconcetti e valutare le persone in base alle loro capacità e alla loro performance effettiva sul posto di lavoro, anziché basarsi solo sull’età. Le aziende e le organizzazioni dovrebbero promuovere una cultura che valorizzi il contributo di tutti, indipendentemente dall’età, e offrire opportunità di crescita e sviluppo professionale a persone di tutte le età.
I: Quali pensi che siano gli stereotipi più diffusi nell’ambiente che frequenti?
M: Ci sono diversi stereotipi che si sentono in giro, specialmente nell’ambiente che frequento qui a Perugia. Uno dei più diffusi potrebbe essere quello che riguarda le persone che frequentano il centro storico rispetto a quelle che vivono nei quartieri periferici. C’è questa percezione che chi vive nel cuore della città, circondato da monumenti storici e negozi di lusso, sia più raffinato, sofisticato e magari anche un po’ snob. D’altro canto, si pensa spesso che chi vive nelle zone periferiche, lontano dal caos del centro, sia più semplice e alla mano. Questo divide la città in una sorta di dualismo: da una parte il centro storico, con le sue vie lastricate e i palazzi storici, e dall’altra i quartieri più periferici, con le loro strade tranquille e le case più moderne. Questo divide spesso anche le persone, creando stereotipi e pregiudizi basati solo sulla posizione geografica. Ma anche se può esserci una certa verità di base in questi cliché, è sbagliato generalizzare e giudicare le persone in base al quartiere in cui vivono. Ognuno ha la propria storia, personalità e sfumature, indipendentemente dalla loro posizione geografica.
I: Quanto l’immagine del genere maschile e femminile trasmesso dai mass media ha inciso sulla costruzione e consapevolezza della tua identità?
M: Beh, guarda, i media giocano sicuramente un ruolo importante nel plasmare le nostre idee su cosa significhi essere un uomo o una donna. Crescendo, siamo esposti a tonnellate di immagini e storie che ci dicono come dovremmo comportarci in base al nostro genere. Ad esempio, gli uomini sono spesso raffigurati come muscolosi, coraggiosi e non emotivi, mentre le donne sono viste come dolci, gentili e concentrate sulla bellezza. Anche se negli ultimi anni ciò sta cambiando radicalmente, ponendo entrambi quasi sullo stesso piano. Ma comunque questi stereotipi possono influenzare la nostra percezione di noi stessi e degli altri, e possono anche limitare le nostre possibilità di esprimere pienamente chi siamo. Personalmente, mi sono reso conto che questi stereotipi non rappresentano la realtà. Voglio dire, io stesso sono un mix di diverse qualità e non mi sento obbligato a conformarmi a uno specifico modello di mascolinità solo perché è quello che i media spesso ci mostrano. Quindi, sì, i media hanno avuto un impatto sulla mia percezione di genere, ma ho imparato a prendere ciò che vedo con un pizzico di sale e a trovare la mia strada nel definire chi sono veramente, Indipendentemente da ciò che mi viene detto.
I: A tuo avviso nella società odierna in cui ognuno afferma la propria unicità, perché avere un credo religioso fa sì che si creino preconcetti nei confronti di quella persona?
M: Penso che nella società odierna, dove si celebra sempre di più l’individualità e la diversità, sia paradossale che avere un credo religioso possa ancora essere motivo di pregiudizio o discriminazione. Ciò potrebbe essere dovuto a una serie di fattori. Innanzitutto, la religione spesso si intreccia con tradizioni culturali e valori personali che possono variare notevolmente da una persona all’altra. Questa diversità può essere mal interpretata o fraintesa da chi non condivide lo stesso credo, portando a preconcetti o generalizzazioni. Inoltre, la storia ha visto conflitti e tensioni alimentate da differenze religiose, il che potrebbe portare alcune persone a essere più sospettose o avverse nei confronti di coloro che seguono una fede diversa dalla propria. Inoltre, alcuni individui potrebbero percepire il credo religioso come una minaccia alle proprie convinzioni personali o al proprio stile di vita, portandoli a manifestare pregiudizi nei confronti di coloro che seguono una religione diversa. Tuttavia, è importante riconoscere che il rispetto per la libertà religiosa è un principio fondamentale in una società pluralistica e democratica. Ogni individuo ha il diritto di praticare la propria religione o credo, purché non danneggi gli altri.