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I nterviste ——Yuan Jingjing
I: Presentati, parlami di te, (nome, età, cosa fa nella vita…)
Y: Mi chiamo Yuan Jingjing, ho 24 anni e sono uno studente dell’Accademia di Belle Arti di Perugia.
I: Parlami della città in cui sei nato e cresciuto
Y: Sono nato nella città di Wuhan, in Cina, è un posto con un sacco di buon cibo.
I: Cosa pensi della città di Perugia?
Y: Penso che Perugia sia antica e bella, ma camminare è faticoso, ci sono troppe salite.
I: Credi che la città di Perugia sia inclusiva o valorizzi l’identità di ciascun cittadino?
Y: Penso che dovrebbe essere inclusiva, perché a Perugia ci sono italiani, cinesi, giapponesi, pakistani, neri e zingari.
I: In che modo secondo te la città di Perugia potrebbe essere più inclusiva nei confronti dei suoi cittadini?
Y: Penso che il problema sia che a Perugia ci sono cartelli stradali, pubblicità e trasmissioni radiofoniche, però sono solo in italiano, nemmeno in inglese e alcuni non sono di buona qualità, per esempio sugli autobus e sui treni non abbiamo tempo di ascoltare cosa significano, possiamo solo chiedere agli italiani intorno a noi.
I: Che significato ha per te la parola “pregiudizio”.
Y: Pregiudizio è una parola che credo si riferisca agli stereotipi e alla discriminazione specifica. Non ne sono particolarmente sicuro…
I: Quando ti presenti con una nuova persona, quanta importanza dai alle prime impressioni?
Y: È abbastanza importante, se non mi dà una prima impressione particolarmente buona, è probabile che non interagisca più con lui.
I: Secondo te quanto il pregiudizio influisce tra la rete d’interazioni della città di Perugia?
Y: Dovrebbe avere un impatto, ad esempio non mi piace andare nei ristoranti indiani, per esempio, sento che il cibo non sarà particolarmente buono e quando si guarda a Google Maps i ristoranti indiani hanno punteggi bassi.
I: Quali sono secondo te, le caratteristiche che influenzano il nostro giudizio e il comportamento verso gli altri?
Y: Per me il modo in cui parliamo, lo stile di abbigliamento ed etnia, credo, se il ragazzo di colore alla stazione di Perugia, all’improvviso, venisse verso di me, scapperei di sicuro lol.
I: Nella vita di tutti i giorni sei sempre riuscito a manifestare quello che realmente sentivi di essere?
Y: Non riesco a capire, non riesco a rispondere.
I: In che modo si potrebbe lavorare per garantire il rispetto delle dignità di genere in ogni contesto?
Y: Rispetto della dignità di genere, cosa significa questa dignità di genere? Non so rispondere.
I: Secondo te in che modo l’età di una persona pregiudica la sua competenza lavorativa?
Y: L’età ha un effetto sul lavoro, vero? I giovani sono pieni di energia e hanno appreso molte nuove competenze e conoscenze, mentre gli anziani non hanno tante nuove conoscenze, ma hanno molta esperienza lavorativa.
I: Vi siete imbattuti in situazioni in cui le persone sono trattate in modo diverso a causa del loro credo religioso?
Y: Questo no, perché non credo in nessuna religione.
I: Quali pensi che siano gli stereotipi più diffusi nell’ambiente che frequenti?
Y: Lo stereotipo più comune è che i ragazzi sono più adatti ai lavori manuali rispetto alle ragazze.
I: Quanto l’immagine del genere maschile e femminile trasmesso dai mass media ha inciso sulla costruzione e consapevolezza della tua identità?
Y: Beh, credo che abbia avuto un certo effetto su di me, perché ne sono stato influenzato, almeno il mio modo di vestire è già un po’ cambiato, e credo che oggigiorno ci siano molte notizie drammatiche che sono totalmente progettate per fomentare conflitti tra uomini e donne l’uno contro l’altro.
I: Che atteggiamento ha la società nei confronti di persone che vivono con la propria unicità la propria identità di genere?
Y: Le persone con un’identità di genere unica sono gay o lesbiche? Non importa, finché non influisce sulla mia vita o sul mio lavoro, va tutto bene. La mia identità di genere è decisamente maschile e mi piace guardare le ragazze carine.
I: Sei stato giudicato o discriminato almeno una volta nella tua vita?
Y: Durante la nuova epidemia di coronavirus, abbiamo dovuto indossare le mascherine per due anni, io vivevo ancora a Perugia all’epoca, e quando uscivo a comprare le cose, c’erano spesso alcuni vecchi italiani o donne che ci inseguivano maledicendoci, dicendoci cose come “tornate nella vostra patria barbara, siete un virus, siete un pezzo di merda”, e così via.