I nterviste —— Andrea

  I: Presentati, parlami di te, (nome, età, cosa fa nella vita…)

 A: Mi chiamo Andrea e vengo da Cirò Marina, un paesino in provincia di Cosenza. Ho 27 anni e mi sono trasferito qui a Perugia da quando ne avevo 13, perché i miei genitori sono venuti qui per lavoro. Io invece lavoro come barbiere da quando ho terminato gli studi. Spesso mi piace girare per il centro di Perugia con i miei amici, e nel tempo libero faccio Palestra. 

I: Parlami della città in cui sei nato\ cresciuto. 

A: Cirò Marina è in Calabria, sul mare. Amo il mio paese, sicuramente perché ci sono nato, ma soprattutto perché ho lasciato lì tutti i miei parenti e amici. Mi piace perché lì fa sempre molto caldo e perché soprattutto essendo sul mare, ce l’ho sempre sott’occhio e ciò mi rende sempre allegro e di buon umore. 

I: Che rapporto hai\cosa pensi della città di Perugia? 

A: Perugia ormai come detto prima, la vivo ormai da anni e devo dire che è una città fantastica. È una di quelle città universitarie, piene di studenti che vengono da qualsiasi regione. La parte vecchia della città è molto affascinante, e poi ci sono anche un sacco di cose da fare qui. 

I: Credi che la città di Perugia sia inclusiva o valorizzi l’identità di ciascun cittadino? 

A: Guarda, penso che Perugia sia abbastanza inclusiva e rispettosa dell’identità di ciascuno. Certo, come in ogni città, ci sono sempre lati in cui migliorare, ma nel complesso ho visto una buona accettazione delle diverse identità e culture qui. Lo si percepisce anche dal fatto che ci sono comunità di tutte le forme qui. E poi, nelle università e nelle scuole, parlo soprattutto per quanto riguarda le scuole perché le ho vissute e frequentate, devo dire che c’è un forte senso di rispetto e tolleranza per le differenze. Ovviamente, ci sono sempre situazioni in cui le persone possono sentirsi escluse o non valorizzate come dovrebbero, ma credo che ciò accada in qualsiasi città, ma nel complesso vedo che Perugia sta facendo sforzi per essere una comunità più inclusiva e accogliente per tutti, e questo è un bel passo avanti, soprattutto rispetto a molte città che sono ancora molto indietro sotto questo punto di vista.

 I: In che modo secondo te la città di Perugia potrebbe essere più inclusiva nei confronti dei suoi cittadini? 

A: Penso che ci siano alcune cose che Perugia potrebbe fare per essere ancora più inclusiva. Innanzitutto potrebbe essere più attiva nell’ascoltare le voci delle comunità meno rappresentate, questo significa ad esempio creare dei forum o gruppi in cui le persone possano esprimere le proprie opinioni. Inoltre, potrebbero esserci più programmi e risorse per sostenere le comunità svantaggiate, come ad esempio servizi di supporto per immigrati e rifugiati, o iniziative per promuovere l’inclusione sociale delle persone con disabilità. Questo secondo me contribuirebbe a creare una cultura di rispetto e tolleranza tra i cittadini di Perugia. Questa è una città che ha ampi margini di miglioramento, ma ciò può avvenire solo con la partecipazione attiva di tutti. 

I: Che significato ha per te la parola “pregiudizio”. 

A: Beh, “pregiudizio” è tipo quando hai già deciso qualcosa su una persona o una situazione prima ancora di conoscerla davvero. È come avere delle idee preconcette o delle opinioni basate su stereotipi o convinzioni che potrebbero non essere vere. Tipo, se pensi che tutte le persone di una certa nazionalità siano tutte uguali o che un gruppo sociale abbia solo determinate caratteristiche senza nemmeno dar loro una chance di dimostrare chi sono davvero. In pratica, il pregiudizio ti impedisce di vedere la realtà oggettivamente e ti fa perdere l’opportunità di conoscere davvero le persone per quello che sono. E questo è un gran peccato, perché ti priva magari di conoscere determinate persone e stringere determinate amicizie. 

I: Quando ti presenti con una nuova persona, quanta importanza dai alle prime impressioni?

 A: Beh, sai, le prime impressioni sono abbastanza importanti, almeno per me. Voglio dire, quando incontri qualcuno per la prima volta, è come se ti dessero già un’idea di chi sono e di cosa potresti aspettarti da loro. Quindi, cerco di fare del mio meglio per essere gentile, aperto e rispettoso quando incontro qualcuno per la prima volta, perché capisco quanto sia importante creare una buona impressione fin dall’inizio. Ma poi, ovviamente, cerco anche di non giudicare troppo rapidamente le persone basandomi solo sulle prime impressioni, perché potrei sbagliarmi, come accade nella maggior parte dei casi. 

I: Secondo te quanto il pregiudizio influisce tra la rete di interazioni della città di Perugia? 

A: Il pregiudizio può influenzare parecchio le interazioni nella città, credo. Quando le persone hanno preconcetti o giudizi su qualcuno senza davvero conoscerlo, può creare tensioni o divisioni tra le persone. Tipo, se qualcuno considera una persona in un certo modo solo a causa della sua etnia o del suo background, potrebbe trattarla in modo diverso o evitare di fare amicizia con lei. Questo può davvero ostacolare la creazione di una comunità più inclusiva e solidale, perché ci si ferma a giudizi superficiali invece di dare a tutti una vera possibilità di conoscersi. Penso che sia importante cercare di superare i pregiudizi e trattare ogni persona con apertura e rispetto, perché solo così possiamo costruire relazioni più genuine e significative nella nostra città. 

I: Quali sono secondo te, le caratteristiche che influenzano il nostro giudizio e il comportamento verso gli altri?

A: Sinceramente, penso che il pregiudizio possa avere un impatto abbastanza grande sulle interazioni qui a Perugia, ma così come un pò ovunque. Tipo, se abbiamo preconcetti su qualcuno o su un gruppo di persone, potremmo non essere così aperti o accoglienti come potremmo essere altrimenti. E questo potrebbe influenzare il modo in cui ci relazioniamo agli altri e il tipo di comunità che stiamo costruendo insieme. Per quanto riguarda le caratteristiche che influenzano il nostro giudizio e il comportamento, penso che ci siano un sacco di cose in gioco. Potrebbero essere le esperienze passate, le influenze della famiglia e degli amici, o anche la cultura e i media che ci circondano. Anche la nostra educazione e le nostre credenze personali hanno un ruolo importante. 

I: Nella vita di tutti i giorni sei sempre riuscito a manifestare quello che realmente sentivi di essere? 

A: Beh, guarda, non posso dire di aver sempre manifestato esattamente chi sono o cosa sento. Tipo, ci sono stati momenti in cui ho avuto paura di essere giudicato o respinto dagli altri, quindi magari ho tenuto nascoste alcune parti di me stesso. Questo forse perché mi sono trasferito qui che ero ancora piccolo. Ma pian piano, crescendo e maturando ho imparato che è importante essere chi sei, altrimenti non si riuscirebbe ad avere relazioni vere, reali. Quindi, cerco sempre di essere più aperto e genuino, anche se a volte non è poi così semplice.

 I: In che modo si potrebbe lavorare per garantire il rispetto delle dignità di genere in ogni contesto? 

A: Credo che una delle cose più importanti sia l’educazione e la sensibilizzazione. Bisogna lavorare per promuovere una cultura di rispetto e uguaglianza di genere f in dalla giovane età, soprattutto nelle scuole e nelle famiglie. Questo significa insegnare ai ragazzi e alle ragazze il valore del rispetto reciproco e dell’uguaglianza, e combattere stereotipi di genere. Inoltre, è importante che ci siano politiche e leggi che proteggano i diritti e le dignità di tutte le persone, indipendentemente dal genere. Dico anche che è importante ascoltare le voci delle persone che hanno vissuto discriminazioni di genere e lavorare insieme per affrontare quelle che sono le radici del problema e portare avanti cambiamenti nella società. Come detto prima, solo con un impegno collettivo possiamo garantire tutto ciò. 

I: Secondo te in che modo l’età di una persona pregiudica la sua competenza lavorativa? 

A: Guarda, penso che l’età non dovrebbe davvero essere un fattore nel determinare la competenza lavorativa di una persona. Voglio dire, ci sono ragazzi giovani che sono super competenti e possono portare un sacco di freschezza e idee innovative. E poi ci sono persone più anziane che hanno un sacco di esperienza e saggezza da offrire. Quindi, penso che sia più importante guardare alle capacità e alle qualità di una persona, piuttosto che alla loro età. Alla fine, tutti hanno qualcosa di unico da condividere, indipendentemente dall’età.

 I: Ti sei mai imbattuto in situazioni in cui le persone sono trattate in modo diverso a causa del loro credo religioso? 

A: Purtroppo, ci sono volte in cui le persone vengono trattate in modo diverso a causa delle loro convinzioni religiose. È davvero triste quando succede, perché tutti dovrebbero essere liberi di praticare la propria religione senza paura di discriminazioni o pregiudizi. Però no, non mi sono mai imbattuto in situazione del genere, personalmente. 

I: Quali pensi che siano gli stereotipi più diffusi nell’ambiente che frequenti? 

A: Beh, sai, qui a Perugia, come credo in molte altre città, ci sono un sacco di stereotipi. Tipo, uno dei più diffusi potrebbe essere quello sugli studenti universitari. Spesso si pensa che siano tutti pigri e che passino il tempo solo a fare festa anziché studiare sul serio. Ma in realtà, ci sono un sacco di studenti qui che si impegnano molto e sono super appassionati delle loro materie, questo lo dico perché ho un sacco di amici che si ritrovano in queste situazioni. Oppure un altro stereotipo che si sente qui a Perugia riguarda anche le persone in base al loro aspetto fisico. Ad esempio, si potrebbe pensare che chi veste in modo alternativo o ha tatuaggi sia ribelle o poco affidabile, mentre chi ha un look più tradizionale è considerato più “normale” o rispettabile. Ma ovviamente, l’abbigliamento e l’aspetto non dicono nulla sulle vere qualità di una persona. Lo dico perché io in primis sono ricoperto di tatuaggi, quindi mi ritrovo persona lmente in questo tipo di stereotipo. Ci sono anche stereotipi riguardanti gli stranieri o gli immigrati, purtroppo. Alcune persone potrebbero pensare che siano tutti qui per rubare lavoro, ma in realtà molti di loro sono solo persone in cerca di opportunità ed esigenze, proprio come noi. Alla f ine gli stereotipi sono dappertutto e possono influenzare il modo in cui ci rapportiamo agli altri. Ma è importante non lasciarsi influenzare troppo dalle idee preconcette. 

I: Quanto l’immagine del genere maschile e femminile trasmesso dai mass media ha inciso sulla costruzione e consapevolezza della tua identità? 

A: Guarda, i media hanno un’enorme influenza, soprattutto su noi giovani, su come percepiamo il genere maschile e femminile. Crescendo, sono stato bombardato da stereotipi e idee preconfezionate su cosa significa essere un ragazzo o una ragazza, cosa dovrebbero fare o non fare, come dovrebbero vestirsi e comportarsi. Per esempio, nei film e nelle serie TV, spesso si vedono gli uomini rappresentati come forti, coraggiosi e dominanti, mentre le donne sono spesso oggetto di stereotipi come “fragili” o “dipendenti”. Anche negli annunci pubblicitari, si vedono spesso ruoli di genere stereotipati, con uomini associati a lavori “maschili” e donne a compiti domestici. Tutto questo ha avuto un impatto su di me nel corso degli anni, influenzando le mie idee su cosa fosse “accettabile” per un ragazzo fare e cosa no. Ma con il tempo, ho imparato a mettere in discussione questi stereotipi e a capire che il genere non dovrebbe limitare chi siamo o ciò che possiamo fare. 

I: A tuo avviso nella società odierna in cui ogni persona afferma la propria unicità, perché avere un credo religioso fa sì che si creino preconcetti nei confronti di quella persona? 

A: Penso che il pregiudizio possa influenzare le nostre interazioni qui a Perugia, così come ovunque. Tipo, anche se diciamo di essere aperti e accoglienti, a volte ci possono essere delle idee preconcette che influenzano il modo in cui ci trattiamo a vicenda. Per esempio, se qualcuno ha pregiudizi su una determinata religione, potrebbe trattare le persone di quella religione in modo diverso o fare delle supposizioni su di loro senza conoscerle davvero. È una cosa triste, ma purtroppo succede.

 

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