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I nterviste—— Giorgio
I: Presentati, parlami di te, (nome, età, cosa fa nella vita…)
G: Ciao, sono Giorgio, ho 24 anni e sono originario di Napoli, ma mi sono trasferito qui a Perugia circa tre anni fa per cercare di diventare ingegnere. Attualmente sono uno studente al terzo anno di ingegneria meccanica all’Università degli Studi di Perugia. La mia giornata tipica è un miscuglio di lezioni, studio, giri della città e conoscenza di nuovi amici. Spesso mi piace passeggiare per il centro storico, perché amo l’architettura antica e soprattutto perché solitamente è un luogo abbastanza affollato. Sono anche attivo nella vita universitaria, partecipando a progetti di ricerca e gruppi di studio. Inoltre, adoro la musica e suono la chitarra, sono anche un appassionato di calcio e cerco di seguire il Napoli anche qui a Perugia.
I: Parlami della città in cui sei nato\ cresciuto
G: Napoli è una città speciale e la considero la città più bella d’Italia, forse perché sarò di parte. È pieno di strade strette e vecchi palazzi che hanno una storia immensa. Il centro storico è il posto migliore per immergersi nella cultura e nella vita della città, diciamo che è il cuore pulsante. Una delle cose migliori di Napoli ovviamente è il cibo. La pizza è famosa in tutto il mondo e la conosciamo tutti. Ma non è tutto: ci sono anche dolci deliziosi come la sfogliatella e il babà, che mi fanno venire l’acquolina in bocca solo a pensarci. Ma ciò che rende Napoli davvero speciale è la gente. Sono sempre pronti a darti il benvenuto e a farti sentire a casa. Anche se non li conosci, ti trattano come se fossi parte della famiglia. Anche se ora sto studiando qui a Perugia, scendo ogni volta che posso giù a Napoli a ritrovare parenti e amici. È il posto dove sono cresciuto, dove ho imparato così tanto e dove ho tanti bei ricordi.
I: Che rapporto hai\cosa pensi della città di Perugia?
G: Vivere a Perugia per me è un’esperienza che mi affascina, soprattutto per il suo mix perfetto tra storia, cultura e vita moderna. Camminare per il centro storico è come fare un viaggio nel tempo: mi incanto sempre davanti alla bellezza di Piazza IV Novembre con la Fontana Maggiore e il Duomo di San Lorenzo. Solitamente le mie passeggiate si effettuano lungo Corso Vannucci, e ciò che più mi piace è che la città è popolata e viva, grazie soprattutto alla presenza degli studenti universitari che vengono qui da ogni regione d’Italia, un po’ come me. Ci sono momenti dell’anno in cui amo Perugia perché si trasforma completamente, come ad esempio durante Umbria Jazz e Eurochocolate, perché porta visitatori da ogni parte del mondo. Mi piace il fatto di essere circondati dal verde perché mi allontana dal trambusto cittadino a cui ero abituato a Napoli. Ovviamente anche Perugia ha i suoi difetti, come ogni città, ma le qualità che ha superano di gran lunga ogni lamentela.
I: Credi che la città di Perugia sia inclusiva o valorizzi l’identità di ciascun cittadino?
G: Vivendo qui, posso dire che Perugia fa davvero molto per essere inclusiva. Ogni giorno vedo persone di tutte le nazionalità che camminano per le strade, studiano nelle sue università o lavorano in vari negozi e uffici. Questa diversità mi sembra sia ben accettata dalla comunità. Personalmente, ho avuto l’opportunità di stringere amicizia con persone provenienti da diverse parti del mondo. Le iniziative culturali, a cui partecipo spesso, sono un valido esempio dell’impegno della città per celebrare la diversità e promuovere l’inclusione, o che si tratti di mostre d’arte, concerti di musica dal vivo o festival. Certo, ci sono momenti in cui sento che potremmo magari fare di più per alcuni gruppi, come ad esempio le persone con disabilità o le minoranze etniche. Ma vedo anche tante persone intorno a me, come amici e conoscenti, che si impegnano attivamente in progetti sociali e associazioni che lavorano per rendere Perugia ancora più accogliente e inclusiva. Questo è ciò che mi fa sperare e mi porta a fare la mia parte. Detto ciò, sento che Perugia personalmente mi valorizza e mi offre opportunità per esprimermi al meglio e incontrare altri che, anche se diversi, condividono il desiderio di una comunità inclusiva. E questa, per me, è una delle più grandi qualità di Perugia.
I: In che modo secondo te la città di Perugia potrebbe essere più inclusiva nei confronti dei suoi cittadini?
G: Riflettendo sulla mia esperienza e su quello che osservo intorno a me, penso che ci siano diverse aree in cui Perugia potrebbe lavorare per diventare ancora più inclusiva. Il primo esempio può essere quello di migliorare l’accessibilità per le persone con disabilità e questo sarebbe già un passo molto importante. Questo include non solo l’accesso f isico ai luoghi pubblici, ma anche l’accessibilità dei servizi comunali, dei trasporti e delle informazioni. Assicurarsi che tutti possano muoversi facilmente e partecipare senza problemi e barriere alla vita perugina. Un altro passo importante può essere l’integrazione degli stranieri, nonostante Perugia sia già abbastanza accogliente, potrebbero essere potenziati i programmi di integrazione linguistica e culturale per i nuovi arrivati. Anche il supporto alle minoranze è un punto sul quale lavorare, infatti implementare politiche più efficaci per il sostegno alle minoranze etniche, religiose e LGBTQ+, assicurando che abbiano accesso a tutte le opportunità e siano protetti da discriminazioni. Secondo me anche l’incoraggiare una maggiore partecipazione civica tra i cittadini, specialmente quelli che si sentono emarginati o sotto rappresentati, può aiutare a far sentire tutte le voci. Questo potrebbe avvenire attraverso assemblee cittadine, consultazioni pubbliche o piattaforme online che facilitano il dialogo tra i cittadini e l’amministrazione comunale. E poi penso che anche l’educazione all’inclusività potrebbe aiutare non poco qualsiasi città ma in questo specifico caso, Perugia. Infatti, le scuole giocano un ruolo chiave nell’educare le future generazioni al rispetto e alla valorizzazione delle differenze. Personalmente penso che il dialogo continuo tra tutti i membri della comunità sia essenziale. Ascoltare le esigenze e le preoccupazioni di ognuno di noi, e lavorare insieme per trovare soluzioni, è il modo migliore per costruire una Perugia ancora più inclusiva e accogliente per tutti, perché e già adesso sulla buona strada.
I: Che significato ha per te la parola “pregiudizio”.
G: Per me, il pregiudizio è quando giudichi qualcuno o qualcosa senza davvero conoscerlo, basandoti su ciò che hai sentito dire o su idee fisse che hai in testa. È un po’ come decidere che non ti piace un cibo prima ancora di averlo provato, solo perché ti hanno detto che non è buono o perché non ti piace l’aspetto. Questi giudizi frettolosi possono farci perdere, anzi, ci fanno perdere un sacco di cose belle e interessanti nella vita, come possono essere amicizie, esperienze e opportunità, solo perché abbiamo deciso in anticipo, senza dare una chance. Superare i pregiudizi significa imparare a conoscere davvero le persone e le situazioni prima di etichettarle, aprendoci a nuove esperienze che possono arricchirci molto.
I: Quando ti presenti con una nuova persona, quanta importanza dai alle prime impressioni?
G: Quando incontro qualcuno per la prima volta, ammetto che le prime impressioni contano abbastanza. Però, so bene che non è giusto fermarsi solo a quello. Tutti noi abbiamo avuto giorni no o momenti in cui non diamo il meglio di noi e quindi cerco sempre di non fermarmi alla prima impressione. Cerco di dar tempo alle persone di mostrarsi per quello che sono veramente, perché, alla fine, spesso le amicizie più belle nascono con chi non avresti mai pensato all’inizio. È corretta la frase, non giudicare un libro dalla copertina, insomma.
I: Secondo te quanto il pregiudizio influisce tra la rete d’interazioni della città di Perugia?
G: Beh, guarda, ti dirò che qui a Perugia, come in qualsiasi altra città, il pregiudizio può influenzare parecchio le relazioni tra le persone. Ci sono sempre quei vecchi stereotipi e preconcetti che possono condizionare i giudizi e le interazioni quotidiane. Ad esempio, potrebbe esserci un certo pregiudizio nei confronti di persone provenienti da determinate zone della città o con determinate caratteristiche. Tuttavia, penso che sia importante superare questi pregiudizi e cercare di conoscere davvero le persone prima di giudicarle solo sulla base di stereotipi. In fondo, siamo tutti parte della stessa comunità qui a Perugia, e dovremmo cercare di costruire relazioni basate sulla comprensione e sulla fiducia reciproca.
I: Quali sono secondo te, le caratteristiche che influenzano il nostro giudizio e il comportamento verso gli altri?
G: Secondo me, ci sono un mucchio di cose che possono influenzare il nostro modo di giudicare e comportarci verso gli altri qui a Perugia. Per esempio, le esperienze che abbiamo avuto con le persone in passato giocano un grosso ruolo. Se hai avuto brutte esperienze, è facile essere un po’ diffidenti verso gli altri. Poi c’è la cultura della nostra città. Qui a Perugia, c’è una bella mescolanza di persone da ogni parte, ma a volte le differenze culturali possono portare a incomprensioni o giudizi affrettati. Anche i media giocano un ruolo. Le notizie brutte o gli stereotipi possono modificare la nostra visione e influenzare come trattiamo le persone. E non dimentichiamo l’importanza dell’educazione e della consapevolezza. Più siamo informati e consapevoli dei nostri pregiudizi, meglio possiamo superarli e trattare gli altri nel modo più umano e corretto. Alla fine, penso che sia importante essere aperti, empatici e rispettosi verso tutti, indipendentemente dalle differenze.
I: Nella vita di tutti i giorni sei sempre riuscita\o a manifestare quello che realmente sentivi di essere?
G: Ci sono stati momenti nella mia vita in cui mi sono sentito completamente libero di essere me stesso, di esprimere apertamente le mie emozioni. Erano quei momenti in cui mi sentivo pienamen te accettato e supportato dalle persone intorno a me, quando le situazioni erano favorevoli e mi sentivo sicuro di essere me stesso senza timore di giudizi. Ma devo ammettere che ci sono stati anche momenti in cui ho trovato difficile manifestare appieno ciò che sentivo o chi ero. A volte, le aspettative degli altri o le circostanze in cui mi trovavo mi facevano sentire un po’ bloccato, come se dovessi nascondere una parte di me o adattarmi a ciò che gli altri volevano o si aspettavano da me. Però nonostante tutto, cerco sempre di essere autentico e di mostrare chi sono veramente, anche se a volte può essere, o meglio, può sembrare difficile. Penso che sia importante essere fedeli a sé stessi e trovare il coraggio di essere autentici, anche quando il contesto può sembrare ostile o le aspettative degli altri possono essere magari opprimenti.
I: In che modo si potrebbe lavorare per garantire il rispetto delle dignità di genere in ogni contesto?
G: Io credo che per iniziare, è importante che tutti imparino fin da piccoli che uomini e donne sono uguali e meritano lo stesso rispetto. Questo significa che a scuola, nei media e ovunque, dobbiamo insegnare che non importa se sei un ragazzo o una ragazza, sei importante e meriti le stesse opportunità. Poi, dobbiamo fare in modo che le leggi e le politiche proteggano i diritti delle donne e dei ragazzi, e puniscano chi li viola. Questo può significare leggi contro la discriminazione sul lavoro o contro la violenza di genere. È importante anche assicurarsi che queste leggi vengano davvero rispettate. Inoltre secondo me è anche fondamentale che le donne abbiano la possibilità di partecipare attivamente alla vita pubblica e prendere decisioni importanti. Dovrebbero avere lo stesso accesso all’istruzione, al lavoro e alla politica degli uomini. Ed è importante coinvolgere anche gli uomini in questa lotta per l’uguaglianza. Noi uomini possiamo essere alleati importanti, sostenendo le donne e combattendo contro idee o comportamenti che le discriminano. Alla fine di ciò, garantire il rispetto per tutti, indipendentemente dal genere, richiede lo sforzo di tutti noi.
I: Secondo te in che modo l’età di una persona pregiudica la sua competenza lavorativa?
G: Beh, in realtà, l’età di una persona non dovrebbe mai essere il fattore principale per giudicare la sua competenza sul lavoro. Diciamo che ogni età porta con sé esperienze e conoscenze diverse. Alcune persone anziane hanno una tonnellata di esperienza sul campo, mentre alcuni giovani possono portare freschezza e nuove idee. È più una questione di come una persona si applica e si adatta al lavoro, piuttosto che quante candeline hanno sulla torta di compleanno. Inoltre, in molti lavori, la diversità di età può essere un vantaggio, con persone più giovani che imparano dai più anziani e viceversa. L’importante è che ognuno venga valutato per le proprie capacità e il proprio impegno, non per la data di nascita sulla carta d’identità.
I: Vi siete imbattuti in situazioni in cui le persone sono trattate in modo diverso a causa del loro credo religioso?
G: Sì, purtroppo ho vissuto situazioni in cui le persone sono state trattate in modo diverso a causa delle loro credenze religiose. Ricordo un’occasione in cui un mio amico di fede diversa dalla maggioranza è stato oggetto di battute pesanti e commenti irrispettosi da parte di alcuni colleghi sul posto di lavoro. È davvero stupido vedere persone venire trattate in quel modo solo a causa della propria fede. In un’altra occasione, una mia amica musulmana ha avuto difficoltà a trovare un lavoro a causa del suo velo. Nonostante fosse altamente qualificata e competente, molte aziende si sono dimostrate riluttanti a assumerla a causa della sua visibilità religiosa. Queste esperienze mi hanno fatto riflettere molto su quanto le persone possano essere giudicate in base alla loro religione anziché alle loro capacità o al loro carattere. È sbagliato e ingiusto che qualcuno debba affrontare discriminazioni o pregiudizi solo a causa della sua fede.
I: Quali pensi che siano gli stereotipi più diffusi nell’ambiente che frequenti?
G: Nell’ambiente in cui mi muovo qui a Perugia, ci sono alcuni stereotipi che la gente tende a avere e che ho notato nel corso del tempo. Uno di questi riguarda gli studenti universitari. Spesso vengono visti come giovani che passano tutto il loro tempo a festeggiare senza preoccuparsi troppo del futuro. Ma la realtà come sappiamo è ben diversa. Ci sono studenti come me, con molti interessi e impegni, alcuni sono molto impegnati nel loro percorso di studi, mentre altri riescono a trovare un equilibrio tra studio e divertimento. Un altro stereotipo riguarda le persone anziane. A volte si tende a pensare che siano meno attive o meno capaci di imparare nuove cose. Ho avuto modo di incontrare molte persone anziane qui a Perugia che sono incredibilmente attive e vitali, partecipano a molte attività e hanno tanto da offrire in termini di esperienza e saggezza. Inoltre, c’è spesso il pregiudizio legato alla provenienza geografica delle persone. Si possono fare supposizioni sugli abitanti di altre città o regioni, basate su stereotipi o preconcetti. Questo può creare tensioni e incomprensioni tra le persone, anziché favorire la collaborazione e la comprensione reciproca. Personalmente, cerco sempre di non farmi influenzare da questi stereotipi e di trattare ogni persona come un individuo unico. È importante guardare oltre le etichette e conoscere le persone per quello che sono veramente, senza lasciarsi ingannare da generalizzazioni superficiali. Riguardo al pregiudizio legato alla provenienza geografica, vorrei approfondire, che a volte si tende a fare delle supposizioni sugli abitanti di altre città o regioni, basate su stereotipi o preconcetti. Ad esempio, si potrebbe pensare che le persone provenienti da una determinata regione siano tutte uguali. Invece la realtà è un’altra. Ogni individuo è unico e influenzato da una varietà di fattori, come può essere l’ambiente familiare, l’educazione e le esperienze di vita. Pertanto, è importante evitare di generalizzare e di giudicare le persone basandosi unicamente sulla loro provenienza geografica, anziché conoscere realmente chi sono e cosa pensano.
I: Quanto l’immagine del genere maschile e femminile trasmesso dai mass media ha inciso sulla costruzione e consapevolezza della tua identità?
G: L’immagine del genere maschile e femminile trasmessa dai mass media ha certamente avuto un impatto sulla mia costruzione di identità e sulla mia consapevolezza di genere. Crescendo, ho assorbito molti dei messaggi e degli stereotipi di genere presenti nei media, che spesso tendono a idealizzare determinati comportamenti o ruoli per uomini e donne. Ad esempio, spesso nei media si vede l’uomo rappresentato come forte, dominante e emotivamente distaccato, mentre la donna viene spesso dipinta come gentile, sottomessa e orientata alla famiglia. Questi stereotipi possono influenzare la percezione di sé e le aspettative personali e sociali riguardo al proprio genere. Personalmente, riflettendo su questi messaggi mediatici, ho dovuto confrontarmi con idee preconcette su cosa significhi essere un uomo o una donna. Mi sono reso conto che l’identità di genere non dovrebbe essere limitata da queste rappresentazioni stereotipate, ma dovrebbe essere una costruzione personale e autentica che abbraccia la diversità e la complessità dell’essere umano. Per questi motivi, ho cercato di essere consapevole di come i media influenzano la mia percezione di genere e ho lavorato attivamente per sviluppare un’identità di genere che rispecchi le mie esperienze, valori e aspirazioni personali, indipendentemente dagli stereotipi sociali. Questo processo di consapevolezza e riflessione continua mi ha aiutato a coltivare una visione più inclusiva e aperta della mia identità di genere.
I: Che atteggiamento ha la società nei confronti di persone che vivono con la propria unicità la propria identità di genere?
G: La società ha spesso un atteggiamento variabile nei confronti delle persone che vivono la propria identità di genere. Alcune persone sono accettate e supportate dalla loro famiglia, dagli amici e dalla comunità, mentre altri possono incontrare pregiudizi, discriminazioni o semplicemente mancanza di comprensione. Personalmente, ho visto sia casi di accettazione che di discriminazione nei confronti delle persone che vivono la loro unicità di genere. È triste notare che molte persone transgender, non binarie o di altre identità di genere possono sperimentare violenza verbale, fisica o sociale solo per essere sé stessi. Tuttavia, c’è anche una crescente consapevolezza e supporto per le persone transgender e non binarie, con sempre più individui e organizzazioni che lavorano per promuovere l’accettazione e i diritti delle persone di tutte le identità di genere.
I: Socialmente gli individui che hanno più di 65 anni che ruolo possono ricoprire?
G: Gli individui che hanno più di 65 anni possono avere molti ruoli importanti nella società, anche se a volte possono essere sottovalutati. Ad esempio, molte persone anziane sono nonni fantastici e sono fondamentali nel sostenere e prendersi cura delle famiglie. Possono essere fonte di saggezza e esperienza per le generazioni più giovani, offrendo consigli preziosi e un sostegno emotivo. Inoltre, molte persone anziane continuano a lavorare o a essere attive nel volontariato, portando avanti le loro competenze e conoscenze per contribuire alla comunità. Possono essere coinvolti in iniziative di beneficenza, gruppi di volontariato o club per anziani, dove possono socializzare, condividere interessi comuni e sostenersi a vicenda. Anche se possono avere limitazioni fisiche legate all’età, molte persone anziane mantengono un ruolo importante nella vita familiare e sociale.